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Tumori: l’umanizzazione delle cure aiuta anche i medici

  • Immagine del redattore: AISI
    AISI
  • 27 mar
  • Tempo di lettura: 2 min

L’umanizzazione delle cure non è solo un beneficio per i pazienti, ma può diventare un vero e proprio strumento di protezione per i medici, aiutandoli a ridurre stress, burnout e persino episodi di aggressione.

Questo è il tema centrale della seconda edizione della scuola di formazione del Collegio dei Primari Oncologi Medici Ospedalieri (Cipomo), intitolata "Humanities in Oncology".


L’iniziativa, rivolta agli oncologi ospedalieri, si propone di connettere il mondo dell’oncologia con le scienze umane applicate alla medicina, integrando anche un percorso di addestramento alla comunicazione. Il corso prende il via oggi a Piacenza, con il supporto della Fondazione di Piacenza e Vigevano.


Il paziente al centro: non solo la malattia


"Il nostro obiettivo è superare la visione del paziente come semplice portatore di una patologia e riconoscerlo nella sua dimensione umana, con sentimenti, conoscenze e convinzioni proprie sulla salute", spiega Luisa Fioretto, presidente del Cipomo.


L’approccio proposto dagli esperti non porta benefici solo ai pazienti, ma anche agli stessi medici, che possono ridurre il carico emotivo del loro lavoro e prevenire il burnout.


La compassione come antidoto allo stress

Secondo Simone Cheli, psicologo psicoterapeuta e docente alla St. John’s University, la compassione è un elemento chiave nella lotta allo stress professionale.


"Quando un oncologo sviluppa una maggiore capacità di empatia, non solo migliora la cura del paziente, ma anche la propria qualità di vita. La formazione in questo ambito è essenziale per equilibrare l’attenzione verso gli altri con la cura di sé e con un team di supporto".


Formazione ancora carente in Italia

L’umanizzazione delle cure non è un talento innato, ma una competenza che si apprende con percorsi formativi adeguati.


"In Italia, purtroppo, la formazione in questo settore è ancora insufficiente", sottolinea Luigi Cavanna, past president del Cipomo.

Proprio per questo, la scuola di formazione si pone l’obiettivo di fornire ai medici strumenti concreti per sviluppare competenze comunicative, relazionali e umane, fondamentali per il loro lavoro quotidiano.


"Creare una connessione autentica con il paziente non è solo una questione etica, ma anche un modo per migliorare l’efficacia delle cure", conclude Alberto Scanni, presidente emerito del Cipomo.


REDAZIONE AISI


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