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Regioni: in Veneto oltre 8.000 dimissioni tra medici e infermieri in 5 anni

  • Immagine del redattore: AISI
    AISI
  • 20 mar
  • Tempo di lettura: 2 min

Dal 2019 al 2024, la sanità veneta ha visto un pesante esodo di professionisti. In totale, sono 8.000 le dimissioni volontarie registrate tra medici e infermieri. Questi numeri allarmanti sono emersi da un'analisi condotta a seguito di una richiesta di accesso agli atti, che ha fornito una panoramica chiara sulla carenza di personale nel settore sanitario regionale.

I numeri dell'emorragia di professionisti sanitari

Il totale delle dimissioni volontarie è composto da 3.043 medici e 4.967 infermieri che hanno lasciato il sistema sanitario pubblico veneto negli ultimi cinque anni. Una cifra che riflette una crisi profonda e che potrebbe avere impatti significativi sull'efficienza del servizio sanitario regionale. Questo allontanamento massiccio di personale sanitario non solo compromette l’assistenza ai cittadini, ma evidenzia anche le problematiche legate alla condizione lavorativa in questo settore.


Le cause: turni massacranti e stipendi sotto la media europea

Il fenomeno non è casuale, ma riflette un malcontento crescente tra i professionisti sanitari, che si trovano spesso a fronteggiare turni massacranti, mancate ferie e un carico di lavoro sproporzionato. La vicepresidente della commissione Sanità sottolinea come il sacrificio richiesto ai medici e agli infermieri sia ormai insostenibile. Questi professionisti, infatti, si trovano ad affrontare condizioni di lavoro che mettono a dura prova la loro dignità professionale. A ciò si aggiungono anche gli aspetti economici, con stipendi che risultano ben al di sotto della media europea, contribuendo ulteriormente alla decisione di lasciare il posto di lavoro.


La Regione non interviene: spesa invariata per il personale sanitario

Nonostante il quadro preoccupante, la Regione non ha ancora preso misure significative per affrontare questa emergenza. La spesa per il personale sanitario prevista per il 2025 è di 3.316.303.954 euro, con un incremento di soli 118.409.517 euro rispetto all'anno precedente. Si tratta di un aumento che, a parere di molti esperti del settore, appare insufficiente per risolvere una crisi che continua a crescere e ad aggravarsi. Senza un aumento sostanziale degli investimenti, la situazione rischia di peggiorare, alimentando ulteriormente l'emorragia di professionisti e minacciando la qualità dell'assistenza sanitaria in Veneto.


Conclusioni: la necessità di interventi concreti

Di fronte a questo scenario, è sempre più evidente la necessità di interventi concreti da parte delle istituzioni regionali per garantire la stabilità del sistema sanitario e il benessere dei professionisti. È indispensabile che vengano adottate misure più incisive, in grado di rispondere alle esigenze dei lavoratori e, allo stesso tempo, di garantire un servizio pubblico sanitario efficiente e di qualità per i cittadini veneti.


REDAZIONE AISI

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