In occasione del Forum Risk Management ad Arezzo, Cittadinanzattiva ha promosso una tavola rotonda con rappresentanti delle istituzioni nazionali, aziende sanitarie, società scientifiche, associazioni di pazienti e alcune centrali d’acquisto/soggetti aggregatori, sul tema della sicurezza e della qualità delle cure, con un focus sulla prevenzione e gestione delle infezioni correlate all’assistenza (Ica) e dell’antimicrobico-resistenza (Amr).
Un’emergenza silenziosa, nonostante i dati ufficiali siano sempre più allarmanti. Solo in Europa, 33-35 mila persone muoiono ogni anno a causa di infezioni da batteri resistenti; e circa 1/3 delle infezioni si registrano solo in Italia: si contano infatti dagli 8 agli 11 mila decessi annui.
Nel 2019 sono stati 1,3 milioni i decessi nel mondo attribuibili all’Amr e al 2050 si stima si arriverà a 39 milioni di morti nel mondo.
Anche nel nostro ultimo Rapporto civico sulla salute, presentato a ottobre, sul totale delle oltre 24mila segnalazioni dei cittadini nel 2023, il 5,6% fa riferimento all’ambito della sicurezza delle cure. Di queste oltre il 60% riguarda “presunti errori nella pratica medica” (di cui il 13,3% attiene alla gestione delle complicanze), quasi il 18% le condizioni igienico strutturali degli ambienti sanitari, più del 10% le “infezioni in strutture sanitarie”, in particolare infezioni contratte in ospedali ed infezioni alle ferite post intervento chirurgico.
In virtù di questi dati ed elementi di criticità, che da anni ritroviamo nelle segnalazioni dei cittadini, già nel 2023 abbiamo promosso con Fiaso, e con il contributo non condizionante di Copma la Carta della qualità e della sicurezza delle cure che, in 10 punti, definisce diritti e impegni di Asl, professionisti sanitari e cittadini/pazienti per contribuire ad assicurare standard elevati di sicurezza nelle strutture e individuare azioni concrete per migliorare la qualità e la sicurezza dell’assistenza nei luoghi di cura.
Durante l’incontro di Arezzo sono state condivise esperienze e riflessioni che hanno evidenziato i bisogni e le istanze dei pazienti da un lato, dall’altro le criticità nella gestione e nell’organizzazione delle strutture sanitarie che, anche per la carenza di personale e i turni estenuanti, a volte ostacolano la messa in atto anche di procedure e processi che ormai dovrebbero consolidati per contenere i rischi infettivi e l’Amr.
Resta prioritario garantire quello che già leggi, linee guida, protocolli e procedure ministeriali e aziendali prevedono per la prevenzione e gestione del rischio clinico e infettivo: fra questi implementare azioni di sorveglianza più efficaci; promuovere la segnalazione spontanea di eventi avversi e situazioni a rischio; attivare prontamente le azioni di prevenzione e gestione dei rischi; accompagnare la sicurezza in sanità con acquisti e gare che garantiscano servizi (es. sanificazione) e prodotti (es. dispositivi medici) di qualità, altamente innovativi e personalizzati.
Ma soprattutto è emersa la necessità di continuare a lavorare in sinergia e in maniera più coordinata e integrata con i dipartimenti di rischio clinico. La formazione continua dei professionisti e l’informazione ai cittadini restano aspetti critici. È come se la pandemia non avesse insegnato nulla, e ancora oggi dobbiamo ricordarci di pratiche basilari, come il semplice gesto di lavarsi le mani.
La grande sfida della sicurezza e della prevenzione richiede un impegno costante e quotidiano, comportamenti, prassi consolidate, controllo e vigilanza della qualità dell’assistenza, formazione per i professionisti sanitari, informazione per i cittadini e umanizzazione nel percorso di cura. Il passaggio successivo da fare, è stato più volte ribadito, è di attuare un cambiamento culturale di educazione alla sicurezza.
Gli spunti e le sollecitazioni emersi in occasione dell’incontro ci incoraggiano a continuare con determinazione a rendere i cittadini e le associazioni di pazienti sempre più consapevoli del ruolo e del contributo che possono dare per chiedere e garantire la sicurezza in ambito sanitario, attraverso un processo di proficuo coinvolgimento accanto alle dirigenze e ai professionisti.
Al contempo, è importante avviare percorsi di monitoraggio per valutare lo stato di implementazione della Carta e accompagnare il processo di miglioramento nelle strutture che hanno a oggi l’hanno adottata (ben 63 aziende) e continuare a diffonderla, come strumento dinamico a disposizione delle direzioni sanitarie, dei professionisti e della cittadinanza.
REDAZIONE AISI
Comments