Un Piano strategico nazionale per la salute del cuore, il primo mai scritto in Italia, per combattere a colpi di prevenzione le malattie cardiovascolari che restano il primo killer in Europa. Lo lanciano i cardiologi in occasione della Giornata mondiale del cuore, in calendario domenica 29 settembre.
Tra i capisaldi fissati dal documento di 89 pagine: screening su colesterolo e pressione obbligatori per tutti, già a partire dai 18 anni, elettrocardiogramma una volta all’anno per gli over 65, aree pubbliche cittadine alleate dello sport, con piste ciclabili e spazi dedicati all’attività fisica nei parchi, percorsi di cura chiari e omogenei, digitalizzazione per snellire la burocrazia, campagne educazionali dalle scuole ai luoghi di lavoro e innovazione hi-tech e intelligenza artificiale.
Il piano vuole essere una “guida di riferimento per le istituzioni“, sul modello di quelli contro altre patologie croniche come il Piano oncologico nazionale, ed è stato elaborato dalla Federazione italiana di cardiologia (Fic), in collaborazione con la Società italiana di cardiologia (Sic) e l’Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri (Anmco), con il sostegno della Società europea di cardiologia (Esc). Il documento si inquadra nell’ambito di un’azione di promozione della salute del cuore in corso nell’Ue.”
In Europa – ricordano i cardiologi – le malattie cardiache rimangono la causa più comune di mortalità, con una prevalenza di 113 milioni di persone affette, oltre 12,7 milioni di nuovi casi e una spesa complessiva che tocca i 300 miliardi di euro, pari al 2% del Pil europeo”.
La popolazione invecchia e le patologie cardiache aumentano
“In questo scenario – spiega Ciro Indolfi, presidente della Fic – a differenza di Paesi ‘cugini’ a basso rischio come Francia e Spagna, l’Italia si colloca a un livello di rischio cardiovascolare moderato, che si traduce in un numero ancora allarmante di decessi che superano i 220mila l’anno, con una prevalenza più elevata della media europea, pari a 7mila casi ogni 100mila abitanti, e un impatto economico a carico del Servizio sanitario nazionale e del sistema previdenziale equivalente a circa 20 miliardi di euro nel 2021, tra costi diretti e indiretti”. Ma “il peso di queste patologie aumenterà sempre di più come conseguenza dell’invecchiamento della popolazione che caratterizza in particolar modo l’Italia – avverte il presidente della Sic, Pasquale Perrone Filardi – Per cui, oggi più che mai, è necessario e non più rinviabile sviluppare e attuare politiche concrete di promozione della salute del cuore, di gestione della cronicità e di programmi di prevenzione primaria e secondaria che tengano conto dei principali fattori di rischio cardiovascolare, come colesterolo alto e ipertensione”. Il piano ruota intorno al tema chiave della prevenzione: stando alle evidenze scientifiche, il 40% dei nuovi casi e il 50% delle morti per malattie cardiovascolari sono potenzialmente evitabili, in quanto causati da fattori di rischio modificabili legati a comportamenti e stili di vita come fumo, alimentazione scorretta, colesterolo alto e sedentarietà”.
“Per questo – rimarca Fabrizio Oliva, presidente dell’Anmco – nel piano si punta a promuovere campagne di disincentivazione del fumo, di educazione alimentare e all’attività fisica, dalla scuola fino ai luoghi di lavoro. Nel documento si insiste molto anche sulla riduzione della sedentarietà, attraverso la riqualificazione di aree urbane dedicate a piste ciclabili e la promozione di spazi ricreativi in parchi pubblici che incoraggino l’attività fisica”.
Identificare i soggetti a rischio
“Ma oltre a questo – prosegue Perrone Filardi – è fondamentale anche l’attività di screening, al fine di intercettare precocemente i soggetti a rischio. Nello specifico, tra gli obiettivi del piano c’è quello di allargare a tutte le fasce di età, a partire dai 18 anni, screening obbligatori per la valutazione del colesterolo e dell’ipertensione arteriosa, e dai 65 anni in su il controllo con elettrocardiogramma”.
Ampio spazio poi alla cura, a partire dalla presa in carico dei pazienti che oggi non ha gli stessi standard sul territorio nazionale. “Per questo – continua Oliva – il documento si propone di agire sulle difformità regionali, al fine di ridurre le disuguaglianze e garantire equità nelle cure. Il piano dedica particolare attenzione anche alla necessità di implementazione della telemedicina e dell’Ia.
L’accesso all’innovazione tecnologica tra il 1990 e il 2020 ha permesso una riduzione del tasso di mortalità per queste patologie, ma il nostro Paese – segnala il presidente Anmco – presenta ancora criticità rilevanti.
Basti pensare che il 60% dei pazienti candidabili non ha accesso alla Tavi”, l’mpianto valvolare aortico transcatetere, procedura interventistica mini-invasiva per la sostituzione della valvola aortica. “E farmaci innovativi contro il colesterolo, come gli inibitori del Pcsk9, rappresentano solo lo 0,5% del consumo di medicinali”.
L’importanza della continuità delle cure ospedale-territorio
“Il documento – conclude Indolfi- rende sempre più manifesta anche la necessità di rivedere il rapporto tra ospedale e territorio, di dotare il sistema di risorse umane, infrastrutturali e tecnologiche più adeguate ai bisogni di salute, e di servizi socio-sanitari sempre più integrati e prossimi al cittadino.
La continuità di cura tra i diversi setting assistenziali riveste un ruolo cruciale. Dovremo ripensare ai nostri processi diagnostici e terapeutici alla luce della grande e non ancora esplosa innovazione dell’intelligenza artificiale.
L’Italia, in analogia con quanto accade a livello europeo, è dunque chiamata ad agire per migliorare il livello di salute cardiovascolare della popolazione e ridurre il carico delle patologie cardiache, per la prima volta in Italia oggetto di un piano programmatico di settore”.
REDAZIONE AISI
Comments