Le liste d'attesa nel Servizio Sanitario Nazionale continuano a rappresentare una criticità irrisolta, con la burocrazia e la difficoltà di accesso alle informazioni che prevalgono sul diritto dei cittadini al rispetto dei tempi massimi di attesa.

A confermarlo è un'indagine condotta da Salutequità nella seconda metà di gennaio 2025, che evidenzia il caos nei percorsi di tutela "salta-coda", ovvero quei meccanismi previsti per garantire il rispetto dei tempi stabiliti in base ai codici di priorità assegnati.
Secondo l'associazione, in assenza di un automatismo garantito dai Centri Unici di Prenotazione (Cup), "la creatività e la burocrazia hanno preso il sopravvento, causando iniquità".
Nonostante l'attuazione del Piano nazionale di governo delle liste d'attesa e il recente decreto-legge in materia, le soluzioni introdotte si rivelano inefficaci nella pratica. "I percorsi di tutela, ovvero i meccanismi che le ASL dovrebbero attivare per garantire l'accesso alle prestazioni nei tempi previsti, rimangono spesso solo sulla carta", denuncia Tonino Aceti, presidente di Salutequità.
Anche laddove esistano, spiega, "richiedono un'insostenibile mole di pratiche burocratiche a carico del cittadino, che arriva persino al paradosso di dover dimostrare autonomamente che l'ASL non ha rispettato i tempi di attesa".
Tuttavia, questo è quasi impossibile, poiché i Cup raramente rilasciano un'attestazione formale dell'impossibilità di prenotazione. Aceti sottolinea inoltre come "le regole cambino da Regione a Regione e persino tra diverse ASL, creando un vero ginepraio normativo che solo pochi riescono a districare".
L'analisi di Salutequità mostra un panorama frammentato, in cui alcune Regioni forniscono indicazioni chiare sui percorsi di tutela, mentre altre presentano informazioni scarse o difficili da reperire.
Il ricorso all'intramoenia gratuita, previsto dalla normativa in caso di superamento dei tempi massimi, non è sempre chiaramente indicato sui siti istituzionali. Mentre in Regioni come Toscana, Lombardia, Lazio, Veneto, Umbria, Friuli-Venezia Giulia, Marche, Sardegna, Provincia Autonoma di Bolzano, Valle d'Aosta ed Emilia-Romagna le informazioni sono più accessibili, nel Centro-Sud, specialmente in Calabria e Basilicata, si trovano solo riferimenti generici senza indicazioni precise sui percorsi di tutela.
La mancanza di automatismi rende complicato per il cittadino accedere all'intramoenia con il solo pagamento del ticket, costringendolo a confrontarsi con procedure lunghe e complesse. Alcune Regioni limitano i percorsi di tutela alle sole 69 prestazioni monitorate dal Ministero, anziché a tutte quelle comprese nei Livelli Essenziali di Assistenza (Lea). Anche il metodo di prenotazione può influenzare l'accesso ai percorsi di tutela: non tutti i canali disponibili, come Cup, Recup e app online, consentono di attivare tali procedure, spesso senza che il cittadino ne sia consapevole.
Far valere il proprio diritto all'assistenza sanitaria richiede un impegno considerevole. In molti casi, l'onere è scaricato interamente sul paziente, che deve affrontare spese aggiuntive per l'invio di richieste tramite Posta Elettronica Certificata (Pec). Alcune strutture sanitarie continuano a utilizzare strumenti obsoleti come il fax per gestire le richieste di tutela, evidenziando una grave arretratezza tecnologica.
Aceti propone una riforma chiara e uniforme a livello nazionale. Il Cup, in raccordo con l'ASL, dovrebbe garantire l'intero percorso di tutela, fornendo automaticamente al cittadino una prenotazione entro i tempi massimi previsti.
Se non fosse possibile, dovrebbe autorizzare l'accesso all'intramoenia o al privato convenzionato senza ulteriori oneri burocratici ed economici.
La Piattaforma nazionale delle liste d'attesa potrebbe avere un ruolo chiave nel monitorare e verificare l'efficacia dei percorsi di tutela, mentre il rispetto di tali procedure dovrebbe diventare un adempimento obbligatorio per i Livelli Essenziali di Assistenza (Lea) e un obiettivo vincolante per i direttori generali delle aziende sanitarie.
Il nuovo Piano nazionale di governo delle liste d'attesa 2025-2027, recentemente trasmesso alle Regioni, rappresenta un passo avanti, ma necessita di miglioramenti per rendere i percorsi di tutela più chiari, accessibili e automatici per tutti i cittadini, indipendentemente dalla Regione di residenza. Un intervento efficace è urgente, per evitare che chi ha bisogno di cure venga ostacolato da un sistema inefficiente, costretto a lottare per un diritto che dovrebbe essere garantito senza ostacoli.
REDAZIONE AISI