I nostri infermieri di famiglia pronti a fare le valigie: in UK stipendi da 1.500 euro a settimana!
- AISI
- 7 apr
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Aggiornamento: 9 apr
La denuncia del sindacato Nursing Up. De Palma: «Stiamo diventando il vivaio qualificato per l’Europa. Formiamo infermieri brillanti, li carichiamo di responsabilità, li mandiamo a gestire ruoli chiave in una sanità territoriale che boccheggia per carenza di personale, e poi li salutiamo con una pacca sulla spalla e un contratto precario».

Mentre altrove – Regno Unito in testa – si stanno rimboccando le maniche, stanno alzando decisamente il tiro delle proposte economiche per i professionisti sanitarie e ora aspettano a braccia aperte e stipendi che da noi restano solo nei sogni.
Così non si costruisce il futuro della sanità italiana: si fa beneficenza professionale al resto d’Europa», tuona Antonio De Palma, presidente del sindacato Nursing Up.
L’Italia continua a parlare di eccellenze. Gli altri paesi le assumono e ci portano via gli uomini e le donne migliori del nostro SSN.
Il Regno Unito – pioniere europeo del modello dell’infermiere di famiglia – è pronto ad una rivoluzione salariale: +6% nel 2025 e stipendi che arrivano a 1.500 euro a settimana per i profili più esperti nella sanità pubblica. Mentre da noi, gli stessi professionisti lottano per restare a galla con 1.500 euro al mese, se va bene, e senza la certezza di un contratto stabile.
«Altro che fuga di cervelli, siamo di fronte ad una deportazione volontaria del talento – prosegue De Palma –. Abbiamo infermieri che oggi lavorano a Exeter o Brighton, dentro la rete pubblica UK, e raccontano una vita completamente diversa: orari sostenibili, riconoscimento professionale, stipendi veri. E anche chi partiva con l’idea di tornare, ora resta. E convince altri a seguirli».
Infermieri di famiglia: quelli che abbiamo li stiamo perdendo
I numeri fanno paura. La legge del 2020 ne prevedeva 9.600. Oggi siamo al 20% di quella cifra base mai raggiunta. Ma il vero obiettivo, imposto dalla Missione 6 del PNRR, è ben più alto: 50.000 infermieri di famiglia entro il 2026.
Altrimenti le case di comunità resteranno gusci vuoti, con muri appena tinteggiati ma senza chi possa curare davvero.
E cosa fa l’Italia? Invece di trattenere i professionisti, crea ibridi confusi come l’“assistente infermiere”, figura che confonde ruoli, riduce le tutele, e insulta anni di battaglie professionali. «È un errore madornale, politico e tecnico, che svilisce chi ha studiato, lavorato, resistito. Non è così che si risolve la carenza», attacca De Palma.
Una FNOPI afona, politiche cieche e un futuro ipotecato
«Nel frattempo la nostra Federazione si auto compiace per le lauree magistrali cliniche, ma senza un progetto serio in cui collocarle sono lauree appese nel vuoto. Così i nuovi specialisti rischiano di finire nella mischia del comparto, mentre chi ha titoli equipollenti resterebbe escluso da ogni carriera. Altro che progresso: questo è un sabotaggio del merito», denuncia il presidente Nursing Up.
Il tempo è scaduto. O adesso o mai più.
«Servono interventi economici veri, contratti seri, e soprattutto dignità. Quella che manca da troppo tempo. Non possiamo più essere il vivaio qualificato d’Europa, spremuti e poi dimenticati. I nostri infermieri non sono in svendita. E non saranno complici del fallimento di un sistema che non li vuole riconoscere», conclude De Palma.
REDAZIONE AISI