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Giornata nazionale della salute della donna: passi avanti, ma ancora troppi ostacoli da superare

  • Immagine del redattore: AISI
    AISI
  • 2 giorni fa
  • Tempo di lettura: 3 min

Il futuro della salute femminile in Italia si gioca su tre fronti principali: la capacità del sistema sanitario di gestire la cronicità con un approccio integrato e personalizzato, promuovere il benessere psicologico investendo in servizi accessibili, e colmare le disuguaglianze economiche, culturali e territoriali.

A ciò si aggiungono richieste sempre più urgenti: aumentare i finanziamenti, rafforzare la formazione su medicina di genere, e creare percorsi diagnostico-terapeutici pensati appositamente per le patologie femminili.


Un indicatore dell’efficienza del SSN

Garantire il diritto alla salute per tutte le donne significa misurare l’efficacia del Servizio sanitario nazionale nella sua interezza. È su questo principio che si fonda la Giornata Nazionale della Salute della Donna, giunta alla decima edizione. Istituita nel 2015 dalla Fondazione Atena Onlus e promossa dal Ministero della Salute, l’edizione 2025 pone al centro i temi dell’innovazione, demografia ed equità.


Una salute in evoluzione, ma con tante criticità

Negli ultimi decenni, la salute delle donne italiane ha registrato significativi miglioramenti, ma permangono criticità profonde. Dall’accesso alla prevenzione alla salute mentale, passando per le condizioni sociali e culturali, molti fattori impattano in modo diverso tra uomini e donne, creando squilibri spesso trascurati.


Aspettativa di vita: lunga, ma non sempre sana

Le donne italiane vivono in media 85,5 anni, una delle aspettative di vita più alte in Europa. Tuttavia, secondo i dati Istat, solo 59 anni vengono vissuti in buona salute: oltre 25 anni sono segnati da patologie croniche o limitazioni funzionali. Le malattie più comuni sono ipertensione, artrosi, osteoporosi, diabete e depressione, aggravate da un forte carico familiare e domestico, soprattutto in età avanzata.


Screening oncologici: bene, ma non ovunque

Le campagne di screening per il tumore al seno e alla cervice uterina hanno ottenuto buoni risultati: la mammografia raggiunge il 70% delle donne tra i 50 e i 69 anni, mentre il Pap test è meno diffuso, anche per via delle differenze tra regioni. Molto più basso il tasso di adesione allo screening per il tumore del colon-retto, che coinvolge anche le donne sopra i 50 anni. L’educazione alla salute sessuale e riproduttiva rimane fragile, con ricadute sulla prevenzione delle MST e sulla cura ginecologica.


Salute mentale: un’emergenza sommersa

Le donne soffrono più degli uomini di disturbi mentali: depressione, ansia, stress cronico. Le cause sono molteplici: carico mentale, violenze domestiche, ruoli sociali imposti. Dopo la pandemia, i disturbi psicologici sono aumentati, soprattutto tra giovani e migranti. L’indagine Istat 2023 mostra che il 15,4% delle donne si dichiara spesso ansiosa o nervosa, contro l’8,3% degli uomini. La diagnosi di depressione riguarda il 7,1% delle donne, contro il 3,2% degli uomini. L’uso di antidepressivi e ansiolitici è doppio tra le donne (13,5%) rispetto agli uomini (7,2%).

Consultori e servizi: accesso ancora diseguale

Nonostante la sanità pubblica sia formalmente universale, le disparità regionali sono evidenti. Nelle aree interne e nel Sud, le donne incontrano più ostacoli per accedere a consultori, ginecologi, psicologi e percorsi di PMA (procreazione medicalmente assistita).


Le liste d’attesa sono spesso più lunghe per le prestazioni specialistiche, soprattutto per le donne in difficoltà economica. In Regioni come Calabria, Sicilia, Campania e Molise, i consultori sono pochi e spesso sotto organico. In molte aree, mancano ginecologi e ostetrici nei presidi territoriali, costringendo le donne a spostarsi verso il Nord.


Violenza di genere: impatto sulla salute ancora sottovalutato

La violenza domestica e sessuale lascia ferite profonde: stress post-traumatico, depressione, malattie croniche, disturbi ginecologici. Eppure il sistema sanitario non sempre riesce a cogliere i segnali. Mancano formazione, protocolli condivisi, strutture pronte ad accogliere e supportare le vittime.


Un impegno continuo per il futuro

La salute della donna non può essere affrontata solo in occasione di una ricorrenza. Servono politiche costanti, visione a lungo termine, investimenti strutturali, attenzione reale alla medicina di genere. Solo così sarà possibile costruire un SSN davvero inclusivo, capace di garantire equità, accessibilità e personalizzazione delle cure.


REDAZIONE AISI

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