Allergie, la stagione si allunga di un mese e mezzo a causa del cambiamento climatico
- AISI
- 23 mar
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Aggiornamento: 23 mar
Gli esperti della Società italiana di allergologia e immunologia clinica (Siaaic) hanno lanciato un allarme sulla crescente durata della stagione delle allergie, che si è allungata di oltre un mese e mezzo a causa dei cambiamenti climatici. La causa principale è la riduzione delle giornate di gelo, che permette alle piante di crescere più a lungo e rilasciare i pollini per un periodo prolungato. Questo fenomeno sta avendo gravi ripercussioni sulle persone affette da allergie, in particolare bambini con asma e anziani con problemi respiratori.

L’allungamento della stagione dei pollini
Il riscaldamento globale ha spinto la stagione allergica ad iniziare 25 giorni prima in primavera e a protrarsi di circa 20 giorni in autunno. Questo allungamento è stato osservato anche nel 2023, quando si sono registrati dieci giorni senza gelo in più rispetto alla media del trentennio 1991-2020. "Meno giorni con temperature sottozero offrono alle piante più tempo per crescere e produrre pollini," ha spiegato Vincenzo Patella, presidente della Siaaic. A causa di questo riscaldamento, la stagione critica per le allergie diventa sempre più lunga, con sintomi che risultano peggiori e più duraturi per gli oltre 10 milioni di italiani che soffrono di queste problematiche.
Effetti sul rischio di decessi tra gli anziani
Il cambiamento climatico, combinato con l'inquinamento, ha anche portato a un aumento significativo dei rischi per le persone anziane con malattie respiratorie croniche. Si stima che il rischio di decessi tra gli over 65 con tali patologie sia aumentato fino al 116% a causa dell'esposizione ai pollini. Gli anziani sono particolarmente vulnerabili agli effetti dei pollini, che possono aggravare le loro condizioni di salute e aumentare la mortalità.
L’intensificazione della stagione a causa dell’inquinamento
Inoltre, l'inquinamento atmosferico intrappola il calore, amplificando ulteriormente la stagione dei pollini. Un aumento dei livelli di CO2 nell'aria può stimolare una maggiore produzione di pollini da parte delle piante. Secondo una ricerca americana del 2022, se i tassi di inquinamento rimarranno elevati, alla fine del secolo la produzione di pollini potrebbe aumentare fino al 200%.
Soluzioni per ridurre i pollini nelle città
La Siaaic ha proposto un decalogo per limitare l'esposizione ai pollini nelle aree urbane senza compromettere il verde pubblico. Le soluzioni includono l'adozione di piante che producono meno polline e la gestione del verde pubblico, come la falciatura nelle ore notturne o durante le giornate poco ventilate.
REDAZIONE AISI